È l’approccio al disturbo psichico basato essenzialmente sulla somministrazione di farmaci specifici e attivi sui sintomi psichici, comunemente denominati psicofarmaci. Le categorie più comuni e utilizzate sono gli ansiolitici per il trattamento dell’ansia acuta e degli stati
ansiosi in genere, gli antidepressivi per la terapia delle sindromi depressive e della cosiddetta depressione maggiore e i neurolettici, impiegati nella terapia delle psicosi. Possono essere somministrati solo dallo psichiatra, in quanto medico.
La terapia farmacologica è una terapia esclusivamente sintomatica, nel senso che non cura le cause che sottostanno ai sintomi e quindi non consente quei cambiamenti più profondi e strutturali che sono la base di una guarigione effettiva e duratura nel tempo. Solo una psicoterapia analitica, o ancora meglio una psicoanalisi vera e propria, possono ragionevolmente e correttamente consentire, nel tempo, l’allontanamento delle cause responsabili dei sintomi e del malessere.
Tuttavia esistono situazioni cliniche e persone che, anche in ragione dei loro disturbi, non sono nella condizione di affrontare o sostenere, soprattutto inizialmente, una psicoterapia, e neanche un’analisi, potendo invece sostenere un appropriato trattamento farmacologico, e dunque trarne vantaggio.
Ma anche in questa caso è auspicabile che lo psichiatra sia orientato a prestare attenzione a quando e se emergano successivamente indizi, segnali o manifestazioni che possano far ritenere che sia giunto il momento di tentare un'integrazione, se non il passaggio a un trattamento psicoterapico o addirittura psicoanalitico. Per questo se lo psichiatra ha una formazione anche psicoanalitica, o è anche psicoanalista, è meglio.
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