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Frustrazione della domanda e desiderio

DOTT. ERRICO EGIDIO TOMMASO • 2 marzo 2025

E' la mancanza che non deve mancare



"Nell'analisi ogni risposta alla domanda, si voglia frustrante o gratificante, riporta il transfert alla suggestione." (J. Lacan)
Che significa questa affermazione di Lacan?

Significa che qui Lacan tratta della "domanda" del paziente in analisi, della domanda che ogni paziente rivolge al proprio analista, della domanda che è insita in ogni dire del paziente, soprattutto se nevrotico, una domanda che è sempre
domanda di riconoscimento, di cosa? Di ciò che fonda il centro della soggettività umana e che è il desiderio: è il proprio desiderio che vuole essere riconosciuto dall'Altro a cui si rivolge la domanda. Domanda che è per questo sempre anche  "domanda d'amore", un amore che però l'analista è tenuto a tacere, perché solo tacendo l'amore si può mettere in moto il transfert, vale a dire rilanciare il processo della cura, riportare quell'amore nei ranghi del motore della cura e di nient'altro.

Vale a dire, l'analista non deve farsi trovare, in analisi, come l'Altro della risposta alla domanda, non deve cioè rispondere né per gratificare, né per frustrare, bensì, costituendosi come un
posto vuoto, in modo tale da permettere all'analizzante l'acquisizione di quella mancanza soggettiva che è la condizione ineludibile per poter sapere del proprio desiderio. Gratificare o frustrare la domanda no apre al desiderio, per questo l'analista l'analista può solo interpretare la domanda. Il desiderio è ciò che vuole essere riconosciuto e interpretato , per questo il soggetto umano si sostiene sulla domanda e non sulla risposta, come erroneamente credono le psicoterapie non psicoanalitiche, le scienze e le religioni, che infatti sono pronte a dare delle risposte a tutto.

Se invece, l'analista rispondesse alla domanda porterebbe l'analizzante lontano dal luogo del proprio desiderio, lontano cioè dall'inconscio e dunque lontano dall'esperienza psicoanalitica.

In altre parole, ad una cosa l'analista deve stare attento: a
non confondere la domanda con il desiderio, come invece fa il nevrotico, che infatti vorrebbe risolvere il problema del desiderio sul piano della domanda, ritrovarlo lì, l'isterica attraverso una domanda che rimanga sempre insoddisfatta, l'ossessivo attraverso una domanda cui sia impossibile rispondere: desiderio di desiderio insoddisfatto, per l'isterica, desiderio di desiderio impossibile, per il nevrotico.

Provate a rispondere alla domanda dell'
isterica, vi accorgerete che la troverà sempre insoddisfacente, e dunque vi sospingerà a trovarne una più soddisfacente, ancora..., e provate a rispondere alla domanda di un ossessivo, vi accorgerete che è impossibile, che la risposta non lo tange minimamente, non gli arriva nemmeno, piuttosto, lo circonda per ritornare di nuovo a voi, e allora, pensando di non averla ben formulata, pensate di doverla riproporla, ancora...

Il nevrotico, dunque, confonde la domanda con il desiderio, trasforma la domanda in un oggetto, l'oggetto del desiderio.

Di qui "
il cerchio infernale della domanda" cui allude Lacan per descrivere la dimensione di impasse che si verrebbe a creare se l'analista rispondesse alla domanda, l'impasse delle psicoterapie che procedono lungo l'asse immaginario.

Ecco perché
rispondere alla domanda ripristina la suggestione e fa da obiezione al transfert, perché impedisce all'analizzante di accedere al simbolico, per persistere nell'immaginario, vale a dire impedisce la via verso il desiderio.

Il desiderio non può infatti entrare mai nella domanda, in quanto, benché la determini, esso è sempre, come dice Lacan, l'al dilà (scritto proprio così, di e là attaccati: dilà) della domanda, in quanto la determina, il che permetterà a Lacan di dire che "il desiderio è articolato, per questo non articolabile".

In altre parole, il soggetto del desiderio (il soggetto cioè che interessa alla psicoanalisi) sta nell'
enunciazione, nell'inconscio, dove la domanda si produce in quanto determinata dal desiderio, e non nell'enunciato dove la domanda viene formulata e dove, attraverso la risposta che cerca, il soggetto non può mai ritrovarsi come soggetto di desiderio, anzi non può mai ritrovarsi come desiderio.

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Ma cos'è questo Fantasma di cui tanto si parla in psicoanalisi e non solo - anche se in altri ambiti per lo più declinato al plurale? Per dirla nella maniera più semplice possibile, il Fantasma, il Fantasma fondamentale per meglio dire, può essere immaginato come una sorta di griglia, di "schema" articolato, per lo più inconscio, attraverso cui affrontiamo, viviamo, interpretiamo la realtà che ci circonda, in particolare le nostre relazioni con l'Altro (e con noi stessi). Possiamo dire che il Fantasma è il modo attraverso cui il soggetto si suppone per l'Altro e come ritiene che l'Altro a sua volta lo supponga : una sorta di lente che interponiamo tra noi e il mondo e attraverso la quale filtriamo l'esperienza che ne facciamo. In altre parole, il Fantasma - che ognuno si costruisce a modo suo a partire sin dalle su più precoci esperienze di vita - è ciò che condiziona il modo attraverso cui ognuno di noi vive la propria vita, da quando è piccolo, fino a quando muore. Per Lacan, però, il Fantasma è almeno altre due cose: 1) una sorta di piattaforma "girevole" entro cui circola, si muove, "corre come un furetto", il desiderio , cercando continuamente dove collocarsi e soprattutto come uscirne; 2) una struttura che conferisce consistenza al soggetto , soprattutto quando deve affrontare ciò che non conosce, ciò di fronte a cui può sentirsi solo e perso, vale a dire il Reale , il reale soprattutto del proprio desiderio. Il Fantasma è dunque non solo ciò che ci condiziona e ci imbriglia, ma anche ciò che ci sostiene nei momenti decisivi. Lacan collega dunque il Fantasma al desiderio in quanto è attraverso di esso che il soggetto si illude di intravedere e acciuffare l'oggetto del proprio desiderio: " E' nelle maglie dell'articolazione del fantasma soggettivo che il desiderio compie i suoi giri senza trovarvi mai un punto di arresto: se è nel fantasma che il soggetto cerca da una parte l'aggancio del suo desiderio verso l'Altro, è nel fantasma stesso che vi trova dall'altra la difesa nei confronti dell'angoscia di precipitarvi del tutto ." (Lacan) Vuole dire che, se, da una parte, il Fantasma ci permette di tendere verso l'Altro , l'Altro del nostro desiderio, dall'altra, esso è anche ciò che ci permette di non "precipitarvi del tutto", per questo, nella famosa formula del fantasma ($◇⍺) , Lacan, tra il Soggetto ($) e l'oggetto del desidero (⍺) sceglie il "punzone" (◇) che indica una relazione di attrazione e di respingimento al tempo stesso. Ora, in conseguenza dell'esistenza del Fantasma soggettivo, il rapporto col mondo non può essere mai del tutto obiettivo e mai diretto, ma è sempre mediato, e dunque un po' "distorto" e "interferito" dal Fantasma stesso. E' soltanto attraverso l'esperienza psicoanalitica che si viene prima o poi a sapere di questo fantasma, e a riconoscerlo come proprio. Ed è soltanto in analisi che arrivare a riconoscere il proprio Fantasma, il poterci fare i conti, il poterlo "attraversare", come dice Lacan, ci aiutano a farci capire -e anche cambiare- molte cose di noi, il nostro modo di vivere, il nostro modo di amare e di godere, il nostro modo di stare al mondo, con i nostri simili, in maniera più sopportabile. #fantasmasoggettivo #fantasmafondamentale #desiderio #reale #esperienzasoggettiva
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