IL PERDONO
In psicoanalisi il perdono, il saper perdonare, o meglio, il poter perdonare non vanno confusi con il perdono cristiano.
Il perdono infatti non può avvenire per effetto di un comandamento proveniente dall'Altro della Religione. Non sarebbe autentico: il perdono non può essere un precetto morale.
Il vero perdono è infatti incondizionato: non si può "perdonare" per sentirsi buoni e ottenere il premio del paradiso che promette la Religione cattolica, Non è neanche, il perdono, qualcosa che può essere esibito pubblicamente per dare prova di magnanimità d'animo. In questo caso si tratta piuttosto di gesti simbolici, probabilmente anche utili dal punto di vista sociale, ma che non dicono nulla su quale possa essere la reale posizione soggettiva di chi perdona nei confronti di chi viene perdonato.
Il perdono di cui si interessa la psicoanalisi è invece il perdono in quanto puro atto della soggettività, un atto etico incondizionato: una scelta libera e unilaterale, che non presuppone alcun premio o riconoscimento che possa provenire dal "perdonato" o comunque dall'Altro, se non da se stessi.
Un atto che è fondamentalmente -per questo non è affatto facile- un atto di separazione dall'Altro. Un atto di liberazione.
Non c'è nulla che imbriglia e opprime la libertà soggettiva più della incapacità a perdonare in quanto pone il soggetto nella condizione della rivendicazione infinita, e soprattutto nella posizione di "effetto" irrimediabile dell'Altro, come vediamo spesso nei nostri pazienti.
Non riuscire a perdonare è dunque un sintomo, il sintomo dell'assoggettamento masochistico all'Altro, e della incapacità a rimediare.
Il perdono è ciò che, liberando, libera.
IL PERDONO In psicoanalisi il perdono, il saper perdonare, o meglio, il poter perdonare non vanno confusi con il...
Pubblicato da Psicoanalisi e Psicoterapia Salerno - Dott. Egidio T. Errico su Domenica 5 novembre 2017
