IL SOGGETTO E' COLUI CHE FIRMA
Sottotitolo del nuovo post
Non è nel sapere
in sé, ma nel potermi assumere la responsabilità del mio sapere che mi costituisco come un soggetto: “Sono sul mare, capitano di una piccola imbarcazione. Vedo delle cose che si agitano nella notte in un modo che mi fa pensare che possa trattarsi di un segno. Come reagirò? Se non sono ancora un essere umano, reagisco con ogni sorta di manifestazioni, come si dice, modellate, motorie ed emotive, soddisfo le descrizioni degli psicologi, comprendo qualcosa…. Se invece sono un essere umano, registro nel giornale di bordo: alla tal ora, al tale grado di longitudine e di latitudine, abbiamo avvistato questo e quello. È questa la cosa fondamentale. Metto al sicuro la mia responsabilità.” (Lacan Il Seminario III - le psicosi - pag. 216).
Il che vuol dire che un essere umano
non è chi si limita a osservare i fatti che accadono, ma chi si assume la responsabilità sugli stessi, chi vi appone appunto la sua firma, mettendo -come dice Lacan- al sicuro la sua responsabilità
: "Un soggetto è colui che sostituisce le sue tracce con la firma
", insisterà ancora Lacan.
Perché è lì, nella possibilità di mettere al sicuro la mia responsabilità che mi posso costituire come soggetto
. Il soggetto non è colui che sa, ma colui in grado di sottoscrivere ciò che sa. Detto in altri modi: non basta un sapere per fare un soggetto, ma occorre sapere cosa farsene del proprio sapere. Non basta sapere, occorre saperci fare
col sapere.
E’ nel punto di intersezione della verticalità della funzione simbolica sulla orizzontalità delle coordinate dell’identità e dell’immaginario che si costituisce il soggetto, che in quanto tale può così riconoscersi un po’ di più nella particolarità del suo desiderio
, della sua storia e del suo progetto senza per questo sentirsi sconfinatamente solo e perso nel mondo.
Ora quanti oggi possono riconoscersi nelle condizioni di assumersi la responsabilità di quello che osservano, di quello che affermano, di quello che sanno?
A questo punto noi analisti speriamo di poter condurre un soggetto, al punto in cui il sapere può diventare un saperci fare, dando parola a ciò che alla parola è stato sempre sottratto, a permettere insomma che un soggetto possa riorganizzare la trama del proprio discorso e trovarvi un posto in cui, riconoscendolo suo, possa starci in maniera più sopportabile.
