L'AMORE E LA REALIZZAZIONE DEL DESIDERIO
Oggi siamo sempre più ossessionati dalla necessità di soddisfare ogni desiderio
, anzi dal desiderio, potremmo dire, di non avere alcun desiderio e di pensare solo a godere
.
Godere sembra infatti essere l'unico imperativo della nostra contemporaneità.
Al tempo stesso quello di cui maggiormente ci lamentiamo è di ritrovarci sempre soli e di quanto ci appaia difficile, se non impossibile, incontrare l'Altro, e l' amore
.
L'Altro che invece molto più facilmente incontriamo è l'altro del godimento, non quello dell'amore: Il cosiddetto trombamico, per intenderci.
Quell'altro cioè che tende a costituirsi per lo più come complice, come strumento di un godimento che non può che essere dell'ordine dell' autoerotico
, dal momento che il godimento è sempre e solo dell'Uno, dell'Uno senza l'Altro, e dunque possibile solo nella condizione del narcisismo
, solo nel registro dell' Immaginario
, tanto per dirlo in un altro modo.
Ma lì dove non vi è che soddisfazione immediata del bisogno
di godere, più che del desiderio, l'Altro non può essere mai veramente incontrato, in quanto la soddisfazione immediata del desiderio è sempre dell'ordine dell' allucinatorio
e dell'autoerotico.
E' sempre puramente immaginaria: è solo godimento.
Il desiderio umano invece è tale in quanto non può essere mai soddisfatto del tutto. Anzi è tale in quanto fa da barriera alla necessità non procrastinabile del godimento. Lo procrastina infatti, non lo annulla, lo rinvia. A cosa? Al discorso amoroso. Il desiderio, possiamo dire, è ciò che fa sì che il godimento possa attendere di diventare discorsivo, di inserirsi nel discorso amoroso.
La possibilità, infatti, di incontrare l'Altro non segue mai la via della soddisfazione del desiderio, ma della sua frustrazione, in quanto solo lungo questa via il desiderio può trasformarsi in domanda:
in fondo l'Altro si incontra solo se sappiamo renderci un po' "isterici", se sappiamo cioè mantenere anche un po' insoddisfatto il nostro desiderio, o meglio, se siamo in grado di concepire l'Altro non come l'oggetto della soddisfazione del nostro desiderio, ma come il destinatario di una domanda, come l'Altro della domanda e non come l'Altro del desiderio.
L'Altro, il vero Altro, quello appunto con la A maiuscola, l'Altro alloerotico, è chi risponde alla domanda, ma frustra il desiderio.
L'Altro che invece accetta di essere soltanto il polo della soddisfazione del desiderio, evita la frustrazione ma non risponde alla domanda: è un altro autoerotico, l'altro con la a minuscola, "l'altro di me e non l'Altro da me", e di conseguenza non può mai essere l'Altro della domanda d'amore del soggetto
.
In amore, paradossalmente, l'Altro risponde frustrando il desiderio.
Perché i desideri si realizzano nel sogno, non in amore.
L'amore -contrariamente a quello che si pensa e che si vorrebbe- è infatti il luogo della causa
del desiderio e non il luogo del suo soddisfacimento.
