L'inconscio e le neuroscienze
Perché l'inconscio non può avere un suo corrispettivo neurofisiologico
Se è ovvio che senza il biologico non può esservi
l'inconscio, non può esser ritenuto altrettanto ovvio che l'inconscio possa in qualche modo coincidervi, ridursi ad esso o trovarvi la base che ne permetta la dimostrazione.
Il biologico non può fornire in alcun modo la prova dell'esistenza dell'inconscio, e dunque non può neanche dimostrarne l'insussistenza, né tanto più sostituirvisi.
Perché? Perché
l'inconscio, come dice Lacan, è etico, non ontico.
Vale a dire che
l'inconscio non può essere concepito come una sostanza, un sacco, un serbatoio dove vadano a finire ricordi, traumi, oppure i desideri respinti dalla coscienza, il
rimosso, di conseguenza non si può immaginare l'esistenza di un corrispettivo neuronale dell'inconscio, ossia l'inconscio non può essere una localizzazione neurofisiologica del cervello.
L'inconscio, piuttosto, è una
manifestazione dell'essere, un possibile diverso modo attraverso cui
un soggetto parla e dice di sé
in un modo "altro"
rispetto al
linguaggio condiviso, e per lo più attraverso un "vuoto", un "intoppo", un "mancamento" nella
struttura del linguaggio.
L'inconscio è ciò che al linguaggio viene a mancare per essere detto in altro modo (sogno, lapsus, sintomo).
Dunque, il rapporto tra l'inconscio e la struttura neuronale è lo stesso che può esserci tra questa e il senso di un discorso: occorre un neurone perché si articoli la parola, ma quello che la parola vuol dire non lo si può trovare nel neurone, esattamente come il senso di un film trasmesso dalla televisione non lo si può trovare nella scheda video del televisore, che pure è indispensabile perché quel film possa essere trasmesso e offerto alla visione dello spettatore.
Analogamente, se
l'inconscio è ciò che viene detto in altro modo, o ciò che al linguaggio viene a mancare, questo "inceppo" del discorso non può essere attribuito ad una presunta "disfunzione" del neurone, esattamente come quello che un film vuole dire, oppure ad esempio il senso della l'inserzione, nella sua trama, di un flashback, non lo si trova in un difetto della scheda video, ma nelle intenzioni del regista.
Ecco, i neuro-cognitivi vorrebbero sdoganare un errore logico di questo genere: pretendere di trovare nel neurone le intenzioni di senso che un soggetto esprime o fa mancare nel modo di mettere in parola il proprio discorso.
In altri termini,
l'inconscio non sussiste se non attraverso quel dire - le libere associazioni - che un soggetto, in analisi e sotto transfert, indirizza al proprio analista, in analisi dunque, che per questo è il solo luogo in cui l'inconscio può trovare la propria dimostrazione.
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